
L’utilizzo della tecnologia mobile in campo sanitario da parte di medici e pazienti è in costante crescita, e non ci riferiamo solamente ai software di telemedicina che permettono di consultare un medico a distanza.
Il Ministero della Salute definisce e-Health (sanità digitale) “l’utilizzo di strumenti basati sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per sostenere e promuovere la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio delle malattie e la gestione della salute e dello stile di vita”. Rientrano nell’e-Health la telemedicina, i sensori indossabili per il monitoraggio di vari parametri fisiologici (wearables) e le mobile app su smartphones e tablets.
L’ m-Health (salute mobile, dall’inglese mobile health) comprende tutti quegli strumenti che, attraverso specifici software, permettono di misurare vari aspetti del nostro benessere e possono essere impiegati, tra le altre cose, per il monitoraggio del sonno, dell’attività motoria o della frequenza cardiaca e per la somministrazione di farmaci o il controllo del peso. In particolare, esistono app per la salute che misurano vari aspetti del nostro benessere e soddisfano così esigenze di valutazione delle nostre abitudini con lo scopo di migliorare le nostre condizioni di vita.
Oggi l’e-Health è sempre più oggetto di interesse nell’ambito privato, dove molte società informatiche si stanno specializzando in ambito di ingegneria biomedicale ricorrendo a dispositivi non invasivi, come smartphone, braccialetti e orologi collegati ad una piattaforma.
Quali sono le app per la salute e il benessere più utilizzate dagli italiani? Quanto ci si preoccupa la privacy dei dati sanitari che condividiamo quotidianamente? L’uso tecnologia in ambito sanitario è destinato a crescere in futuro? Per rispondere a queste domande, Capterra ha intervistato 1.019 italiani sul loro utilizzo delle app per la salute e sulla fiducia che ripongono in esse. La metodologia completa è presentata alla fine dell’articolo.
Il 40% degli intervistati utilizza app per la salute
Il 40% degli italiani intervistati afferma di utilizzare una o più applicazioni per la salute, mentre il 60% non si è mai servito di questi strumenti.
Tra coloro che utilizzano le app per la salute, la metà dichiara di farlo per iniziativa personale e non su consiglio del proprio medico:

Le tipologie di app per la salute più utilizzate
Queste sono le app di salute e benessere più utilizzate dai partecipanti al nostro studio:

Come si può notare, le app vengono utilizzate per lo più per tenere sotto controllo aspetti quotidiani della salute come l’attività motoria, la qualità del sonno e lo stile alimentare. Come non potrebbe essere altrimenti, a più di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia stiamo assistendo a una progressiva diffusione di applicazioni specifiche per monitorare i contagi e l’esposizione al COVID-19.
Tra le app meno utilizzate troviamo:
- App per checkup globale (app che combinano il monitoraggio di udito, vista, peso, etc.) (12%)
- App per il controllo delle allergie (5%)
- App per il monitoraggio del consumo di tabacco e alcool (4%)
- App per monitorare il diabete (1%)
Il 39% degli intervistati è preoccupato per la quantità di dati condivisi con i fornitori di app per la salute
Il trattamento dei dati sensibili è un tema caldo quando si parla di applicazioni in ambito salute e benessere. Facilmente installabile su uno smartphone o uno smartwatch, un’app può registrare i dati localmente (solo sul dispositivo) o sul server del provider.
Ma cosa dice la legge al riguardo? La normativa di riferimento è il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Gdpr), ufficialmente regolamento n. 2016/679. I legali consultati da Capterra ci spieganano che la disciplina per il trattamento dei dati relativi alla salute in ambito sanitario stabilisce che le applicazioni di telemedicina in senso stretto, se rispettano i requisiti indicati dal Garante, possono trattare categorie particolari di dati anche senza l’esplicito consenso dell’interessato (art. 9, par. 2, lett. H). Nel caso invece di applicazioni di fitness e benessere, se i dati vengono esportati e se si tratta di categorie di dati diverse da quelle previste dal GDPR (art 9, comma 1), è necessario ottenere previamente il consenso dell’interessato.
È importante dunque sottolineare che i dati registrati dalle app per la salute e il benessere su un dispositivo personale non sono considerati in senso stretto “medico”, a patto che siano raccolti per uso esclusivamente personale e non vengano elaborati dal provider.
Interrogata in merito alla condivisione dei propri dati personali, la metà degli intervistati dichiara di non preoccuparsene, mentre il resto si preoccupa al riguardo o non ne è pienamente consapevole:

Il 44% degli intervistati si dice preoccupato o molto preoccupato in generale anche per i dati che condivide con le varie istituzioni mediche con cui ha a che fare, siano essi i sistemi software utilizzati dal medico di base o quelli del proprio ospedale:

È importante ricordare che i dati sanitari sono fondamentali soprattutto per le finalità di ricerca scientifica. Durante l’attuale pandemia, infatti, abbiamo scoperto quanto l’ uso dei Big Data contribuisca alla ricerca. È però importante che avvenga nel rispetto dei principi del GDPR: i dati personali devono essere usati solo qualora sia indispensabile, mentre in tutti casi in cui è possibile, vanno utilizzati i dati anonimi e aggregati, evitando così di costruire profili individuali, che, se identificati, rischiano di creare discriminazioni.
Un trend in crescita e una nuova sfida per la sicurezza informatica
Quello dell’e-Health è un settore in crescita e sembra essere destinato a svilupparsi sia in termini di offerta che di numero di utenti che se ne serviranno.
Le previsioni lasciano intravedere uno sviluppo soprattutto dell’ambito mobile, che si potrebbe tradurre in un nuovo modo di prendersi cura della propria salute e una diversa organizzazione del nostro servizio sanitario, pubblico e privato.
L’adozione accelerata delle piattaforme di telemedicina in tempi di pandemia e il crescente numero di applicazioni sanitarie sul mercato stanno però aumentando la quantità di dati archiviati in rete e pongono nuove sfide nel trattamento e nella protezione di questi dati sensibili.
Il recupero di tali dati da parte di terzi o il rischio di un attacco informatico rappresentano una nuova area di preoccupazione per i pazienti e gli utenti di questi strumenti. Ora più che mai, si rende necessario l’utilizzo di strumenti di sicurezza informatica per garantire la privacy dei dati e l’utilizzo sereno da parte degli utenti che vogliono tenere sotto controllo il proprio benessere.
Metodologia dello studio
Per raccogliere i dati per questo studio, Capterra ha condotto un sondaggio online nell’aprile 2021 con un panel di 1.019 italiani.
I partecipanti sono stati selezionati secondo i seguenti criteri: hanno più di 18 anni, vivono in Italia e hanno consultato un professionista sanitario almeno una volta negli ultimi 12 mesi. Gli intervistati provengono da diversi settori di attività.