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Secondo uno studio condotto da Capterra, sempre più italiani stanno pensando di investire nell’acquisto di criptovalute. Complici le strabilianti performance in termini di valore raggiunte recentemente dal Bitcoin, l’interesse cresce a vista d’occhio e l’argomento è tornato alla ribalta. 

Per rimanere al passo con la nuova tendenza, sempre più commercianti e rivenditori si stanno adoperando per inserire le criptovalute tra i metodi di pagamento. Microsoft, ad esempio, accetta Bitcoin per acquistare giochi, film e app su store Windows e Xbox. Diverso è il caso di Amazon, eBay, Expedia e Sephora, per citarne alcuni, che consentono l’uso delle valute virtuali unicamente per acquistare buoni regalo.

Ma il fenomeno non interessa solamente la grande distribuzione. Le criptovalute, infatti, sono inserite molto spesso tra i metodi di pagamento offerti dalle piccole e medie imprese (PMI) fisiche o online. Secondo il sito Coinmap, che mostra la mappa di tutti i posti nel mondo in cui si può pagare in Bitcoin, in Italia ci sono molti esercizi commerciali che accettano criptovalute.

Dallo studio di Capterra è però emerso che una delle criticità principali che trattengono la metà gli italiani dal dare il passo definitivo, è la presenza di rischi e incertezze legati all’utilizzo delle valute digitali e al loro sviluppo futuro.  

Capterra ha voluto condurre una ricerca in merito alla diffusione delle criptovalute nel nostro Paese intervistando 1.000 italiani. In questo articolo riportiamo i risultati della seconda parte dello studio, rispondendo alle seguenti domande:

  • Quali sono i rischi principali vincolati all’uso delle criptovalute? 
  • Quali sono aspettative in termini di regolamentazione?
  • Come vengono viste le CBDC (Central Bank Digital Currencies)? 

La metodologia completa dello studio è disponibile alla fine dell’articolo. 

I rischi associati alle criptovalute: attività illegali, sicurezza e volatilità

A causa del loro modello di funzionamento alternativo, che non comporta alcuna regolamentazione da parte di una Banca Centrale o di un’autorità governativa, le criptovalute sono difficili da controllare. Nel tempo, questo ha portato all’insorgenza di timori legati soprattutto al possibile finanziamento di attività illegali, alla minaccia di attacchi hacker o al rischio di volatilità delle criptovalute. 

Il 54% degli italiani è preoccupato per il rischio di attività illegali

Ad esporre le criptovalute al rischio di utilizzo per il perseguimento di finalità di riciclaggio ed autoriciclaggio sono alcune loro peculiarità intrinseche:

  • l’anonimato dato dalla pseudonimizzazione degli accessi e delle conseguenti incertezze in ordine alla giurisdizione applicabile.
  • l’assenza di un soggetto che vigili sulle transazioni eseguite, nonché l’assenza di una Autorità centrale emittente la moneta virtuale, capace di realizzare un controllo attivo sulla stessa.

La metà degli italiani intervistati si dichiara preoccupata o molto preoccupata per il potenziale impiego di criptovalute in attività illegali o criminali:

Rischi delle criptovalute legati a un potenziale impiego per attività illegali

Il rischio che le valute digitali vengano utilizzate per attività illegali ha portato gli organismi ufficiali e governativi ad assumere posizioni diverse tra loro. Paesi come la Cina hanno incrementato i divieti fino ad arrivare, a settembre di quest’anno, a rendere di fatto illegali tutte le transazioni effettuate con criptovalute. In Italia, dove per il momento non esistono divieti di questo tipo, la regolamentazione delle criptovalute trova spazio nella  normativa sul contrasto al riciclaggio di denaro

Il 51% degli italiani intervistati ritiene che il commercio mediante criptovalute dovrebbe essere regolamentato dallo Stato o da un’altra istituzione mentre il 24% è contrario a questa pratica. Il restante 25% dichiara di non voler opinare sulla questione. 

È bene ricordare che, attualmente, in tutto il mondo stanno proliferando iniziative di regolamentazione. Molte di queste iniziative vedranno la luce nel 2022 e potrebbero cambiare le regole del gioco nel mondo delle monete virtuali. 

Il 20% degli italiani ha timori relativi alla sicurezza delle transazioni

Il 20% degli italiani intervistati che non hanno intenzione di investire in criptovalute, pone la sicurezza dei dati e delle transazioni come motivazione principale. 

Per garantire la sicurezza del loro modello, le criptovalute si basano su due pilastri: verifica e convalida delle transazioni per prevenire le frodi e tecnologia crittografica come barriera di sicurezza contro gli attacchi informatici. Tuttavia, a causa di questi stessi pilastri, le transazioni possono essere soggette a problemi tecnici, errori umani o attacchi hacker. 

Il furto record di criptovaluteper un valore di 600 milioni di dollari subito dalla piattaforma Poly Network – società che si occupa di transazioni su diverse blockchain – avvenuto lo scorso agosto è l’esempio più recente in questo senso.  

Per non parlare del Salvador che lo scorso settembre è stato il primo Paese al mondo ad  introdurre i Bitcoin come moneta legale. Il debutto non è andato come sperato a causa di una serie di problemi tecnici che hanno provocato un’interruzione temporanea del servizio e il conseguente crollo del valore della criptovaluta sui mercati.

Per tentare di evitare il più possibile incidenti di questo tipo, è utile che rivenditori e commercianti si dotino di sistemi di sicurezza informatica e di software di gestione dei pagamenti che contruibuiscano a tenere sotto controllo le transazioni. 

Il 37% degli italiani teme la volatilità delle criptovalute

Uno dei timori degli italiani intervistati riguardo al trading sulle criptovalute è legato alla loro volatilità: le monete virtuali, a differenza delle valute legali, sono governate dalla legge della domanda e dell’offerta. Più una criptovaluta è popolare e accessibile, maggiore è la domanda, e quindi il valore che può generare. Questo principio può portare a grandi oscillazioni, che possono generare profitti rapidi, ma può anche portare a drastiche perdite di valore, come illustrato dall’esempio del Bitcoin che nel corso del 2021 ha subito forti oscillazioni passando da crolli a guadagni record nel giro di poco tempo. 

Questi rischi legati alle fluttuazioni sono tra i tre freni principali che spingono il 37% degli intervistati interessati alle criptovalute a non lanciarsi ad utilizzarle. Gli altri de sono costituiti dalla mancanza di informazioni (49%) e dalla preoccupazione legata alla scomparsa delle criptovalute stesse (43%). Proprio per via della loro natura non regolamentata, gli italiani temono che esista la possibilità che il Governo dichiari le criptovalute illegali proprio come è accaduto in Cina. 

Anche le CBDC generano preoccupazioni nel 62% degli italiani

Come risposta ai problemi generati dalle criptovalute, alcuni Paesi stanno progettando l’implementazione e la distribuzione delle proprie valute digitali, ossia il formato virtuale della valuta FIAT corrispondente. Queste valute sono denominate CBDC (Valute Digitali della Banca Centrale – Central Bank Digital Currency).

Le valute CBDC vengono emesse e regolamentate dall’autorità monetaria competente e si ispirano alle criptovalute e alla loro tecnologia blockchain. Alcuni esempi di CDBC sono l’euro digitale, lo yuan digitale, lo yen digitale e così via. 

Intervistato in merito, il 32% degli italiani ritiene che l’impiego delle CBDC comporterebbe dei benefici per l’economia a livello personale e generale. Il 20% non è d’accordo mentre la grande maggioranza degli intervistati (48%) non sa cosa rispondere. 

Ma l’impiego delle CBDC potrebbe generare delle preoccupazioni? Queste sono le risposte degli intervistati:

L'impiego delle CBDC ti potrebbe generare delle preoccupazioni?

Tra le preoccupazioni menzionate dal 62% degli intervistati troviamo: 

  • Problemi a livello di sicurezza (27%): possibile violazione delle piattaforme e furto di denaro
  • Problemi a livello di autorità (21%): si tratta di una valuta digitale, pertanto lo Stato la può monitorare come valuta fiat 
  • Problemi a livello di privacy (14%): i movimenti potrebbero essere monitorati.

Per tutte queste ragioni, solo il 17% degli intervistati considera le CBDC come una valuta standard ideale per i prossimi cinque anni:

Quale sarebbe la tua valuta ideale standard nei prossimi 5 anni?

È interessante notare come, nonostante i rischi, le criptovalute sarebbero la valuta ideale per il 30% degli intervistati, battendo addirittura le monete fiat. Questo è in controtendenza rispetto ai dati raccolti da Capterra negli altri Paesi europei: la valuta fiat è infatti stata scelta come valuta ideale dagli intervistati tedeschi (39%), francesi (39%) e inglesi (40%). Gli spagnoli invece, sulla scia degli italiani, prediligono le criptovalute all’euro (28%). 

Ad ogni modo, a conferma che la confusione in merito a questo argomento è ancora molta, in media il 29% degli intervistati europei non sa cosa opinare in proposito. 

I rischi delle criptovalute potrebbero frenare la loro espansione in Italia

Come abbiamo visto nella prima parte dello studio, il 62% degli italiani si dichiara intenzionata ad utilizzare le criptovalute in un prossimo futuro. 

Sebbene i risultati strabilianti in termini di performance degli ultimi tempi abbiano suscitato l’interesse di molti, i rischi sono un importante deterrente nel momento in cui si prende la decisione di investire in criptovalute. 

Ad oggi l’imprevedibilità delle loro performance, il timore per la sicurezza delle transazioni e i rischi legati a possibili attività illegali preoccupano gli italiani e potrebbero minare la loro motivazione ad investire. 

Dal canto loro, le PMI italiane che desiderano iniziare ad introdurre le criptovalute tra i metodi di pagamento, dovrebbero fare particolare attenzione ai temi della sicurezza informatica per garantire l’affidabilità delle transazioni e tranquillizzare così i clienti riguardo al possibile utilizzo di monete virtuali nella vita di ogni giorno.

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Metodologia 

Per raccogliere i dati per questo studio, Capterra ha condotto un sondaggio online nel mese di settembre 2021. Il sondaggio è stato inviato a 1.127 persone, di cui 1.003 sono state selezionate per partecipare. I criteri per la selezione dei partecipanti sono:

  • Residenti in Italia
  • Maggiori di 18 anni
  • Conoscono o hanno familiarità con le criptovalute (gli intervistati hanno dichiarato di avere almeno “un po’ di familiarità” con le criptovalute e di poter definire cosa significa selezionando la definizione corretta da una scelta di tre).

Il campione dei partecipanti è rappresentativo della popolazione italiana. 


NOTA: Questo articolo ha lo scopo di informare i nostri lettori sulle problematiche legate al business in Italia. Non intende  in alcun modo fornire consigli finanziari o incentivare una specifica linea d’azione. Per consigli sulla tua situazione specifica, rivolgiti al tuo commercialista o consulente finanziario.