Cosa significa rilasciare i propri dati? Che tipi di dati personali esistono? Cosa possono fare le aziende con i dati dei consumatori? In questo articolo risponderemo a queste domande e analizzeremo le opinioni dei consumatori a riguardo.

Autorizzazione dati personali

La sicurezza è una delle questioni più rilevanti quando si devono rilasciare i propri dati. Spesso non c’è però chiarezza sulla differenza di dati, quali è bene rilasciare e soprattuto dove vanno a finire. Per questo motivo le aziende devono assicurarsi di essere responsabili e di adottare le misure corrette per garantire la sicurezza dei dati, oltre a formare il personale sulla consapevolezza della sicurezza. In questo articolo esploreremo la differenza tra data privacy e data security ed in seguito le preferenze di acquisto dei consumatori e come personalizzare l’esperienza di shopping online grazie all’utilizzo dei dati.

Cosa sono i dati personali

I dati sono un insieme di numeri, lettere o parole che forniscono un’informazione e identificano qualcosa. I dati personali sono invece l’insieme di informazioni che si riferiscono a una persona vivente e identificata o identificabile. I dati personali comprendono:

  • Nome
  • Cognome
  • Indirizzo di casa
  • Numero della carta di identità o passaporto
  • Indirizzo di posta elettronica dove vi è specificato nome e cognome
  • Dati sulla posizione (Geolocalizzazione sul cellulare) 
  • Informazioni finanziarie (Conto corrente, carta di credito…)
  • Orientamento religioso
  • Partito politico
  • Dati sanitari
  • Iscrizione ad associazioni

I dati personali per le aziende oggi rappresentano il metro di misura di un prodotto o un servizio; per questo vi è l’esigenza di un regolamento che li protegga. Il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) definisce nel dettaglio i requisiti per le organizzazioni e le aziende in tema di raccolta, archiviazione e gestione dei dati personali.

Gartner riporta che, per i consumatori, i dati più sensibili da condividere sono quelli identificativi e le informazioni finanziarie personali (Fonte disponibile in inglese). Hanno invece meno preoccupazioni a condividere le proprie idee politiche o orientamenti religiosi. 

Cosa significa data privacy 

La privacy è il diritto alla propria vita privata. La privacy dei dati fa riferimento al diritto alla riservatezza delle proprie informazioni personali e al diritto di non divulgazione da parte di terzi se non per via di un consenso. 

Un’azienda, nel momento in cui colleziona e utilizza i dati dei propri clienti e/o dei consumatori si deve porre diverse domande in modo tale da risultare il più trasparente e chiara possibile. L’interessato è stato informato su come verranno utilizzati i suoi dati? Quali dati sono necessari? Per quanto tempo vengono conservati? 

I consumatori sono spesso diffidenti a rilasciare i propri dati personali e, proprio per questo, le aziende devono riuscire a trasmettere maggiore sicurezza in merito alla riservatezza di questi dati, senza però eccedere e confondere il consumatore bombardandolo di domande in merito al consenso e al rilascio di questi. Come riporta Gartner in un comunicato stampa, il 65% della popolazione mondiale avrà i propri dati personali coperti dalle normative sulla privacy (Fonte disponibile in inglese) entro il 2023.

Azioni che le PMI possono intraprendere per trasmettere fiducia quando gestiscono i dati dei clienti:

È importante essere conformi sempre alle linee guida locali ed europee (GDPR) e condividere le certificazioni e le informazioni relative con i clienti in maniera trasparente, per esempio sul sito web aziendale.

Cosa significa data security  

Se la privacy dei dati è una materia esclusivamente personale, la data security, o sicurezza dei dati invece è l’insieme di tecnologie che permette di proteggere i dati dalla distruzione, dalla modifica e dalla divulgazione di essi.

Ogni azienda ha il compito e dovere di proteggere i dati che raccoglie, esistono dipartimenti e persone incaricate di ciò. Oltre ai dati dei clienti è importante far sentire al sicuro anche i propri dipendenti, quindi prestare molta attenzione al modo in cui trattare i dati interni del personale e, vista la probabile facilità di accesso tra i collaboratori, stabilire dei regolamenti e delle procedure ben precise per far sì che questi dati vengano protetti.

Software che le PMI possono utilizzare per aumentare la sicurezza dei dati dei clienti

  • Software di cybersecurity: permettono di proteggere i dati da accessi non desiderati, da furti e controllo dei sistemi da parte di terzi.
  • Encryption software: software che utilizzano la crittografia integrata che permettono di proteggere i dati in transito o inattivi.
  • Software per la gestione del database: permette di archiviare, gestire e combinare set di dati eterogenei da diverse fonti non relazionali, in un database integrato a livello aziendale. Permettono di creare report operativi e funzionali sulla base dei dati chiave archiviati.

Differenze Data Privacy e Data Security

Preferenze di acquisto dei consumatori

Come Capterra ha mostrato in un suo precedente studio riguardante le abitudini di consumo online nel 2022, il quale comprendeva la partecipazione di quasi mille consumatori online, gli acquisti online sono aumentati in quasi tutti i settori e, come dichiarano i rispondenti, il 49% di questi viene effettuato tramite smartphone. Le piattaforme più utilizzate sono in ordine i marketplace, utilizzati “spesso” dal 77% dei rispondenti, il sito ufficiale di un brand, dal 51% e i social network, utilizzati dal 29% dei consumatori.

Comprando online le persone sono consapevoli di rilasciare i propri dati personali, come la propria mail, il proprio indirizzo, e i dati bancari personali.

Il metodo di pagamento online preferito delle persone intervistate è la piattaforma Paypal, utilizzata dal 76% dei consumatori, a seguire vi sono la carta di credito, utilizzata dal 51% e la carta di debito, dal 22% (I rispondenti avevano la possibilità di scegliere fino a 3 opzioni su 15). Leggendo questi dati si può dedurre che molti consumatori non si fidano a rilasciare direttamente i propri dati personali online, si sentono più sicuri invece ad affidarsi a servizi terzi che permettono di acquistare senza inserire direttamente i dati finanziari.

Tra i rispondenti, il 19% ha dichiarato di aver subito una violazione dei dati personali nei 10 anni precedenti l’indagine. Nonostante questo, l’83% delle vittime dichiara di non aver cambiato le proprie abitudini di acquisto e di aver continuato a comprare online con la stessa frequenza. Un altro dato rilevante emerso dal sondaggio è che il 41% dei consumatori rispondenti si ritiene “leggermente” preoccupato a diffondere i propri dati personali al momento di effettuare un acquisto online. 

Da questa analisi emergono ancora molti dubbi e insicurezze da parte dei consumatori a rilasciare i propri dati personali online, soprattutto quando si devono effettuare acquisti online. Si evince anche però, che, nonostante le violazioni subite online, le abitudini dei rispondenti che hanno subito una violazione non cambiano drasticamente, infatti preferiscono mantenere le stesse modalità di pagamento online.

livello di preoccupazione quando si compra online

Come offrire un’esperienza personalizzata utilizzando i dati

Le aziende, avendo una quantità di dati sempre maggiore a propria disposizione, hanno la possibilità di personalizzare sempre più l’esperienza di acquisto dei consumatori; come utlizzare quindi questi dati a proprio vantaggio?

  • Analizzare e combinare i feedback che si ricevono dai clienti con i dati transazionali ricevuti così da poter scoprire in che modo la soddisfazione dei clienti porti ai risultati. Per farlo le PMI possono utilizzare software di analisi dei dati.
  • Migliorare la customer journey map attraverso i dati che si possiedono, analizzare quali sono i momenti di sconforto per il consumatore e quali i livelli di massima felicità così da poterli rafforzare e creare un percorso di acquisto sempre più personalizzato.
  • Concentrarsi sempre sul bisogno del cliente, utilizzare ogni dato che si possiede per riuscire a soddisfare la richiesta del consumatore nella maniera più semplice possibile. Inoltre, le piattaforme di dati relativi ai clienti possono essere utilizzate in generale per comprendere i clienti, tracciare il percorso di acquisto, segmentare i clienti, personalizzare l’esperienza, e aiutare a creare maggiore coinvolgimento.

La maggior parte dei clienti desidera personalizzare tutte le interazioni con un determinato marchio, così da poter sentire un legame e fiducia verso di esso. Nonostante questa voglia di unicità e personalizzazione, c’è una linea ben definita che le aziende non devono oltrepassare per non violare la privacy dei consumatori, per questo motivo per raccogliere e utilizzare in maniera corretta i dati personali un’azienda deve in primo luogo trasmettere fiducia, essere chiara sul modo in cui raccoglie i dati e spiegare l’utilizzo che ne farà. Deve rendere l’etica un pilastro della propria strategia in un contesto di trasparenza. Infine è bene non richiedere più dati di quelli necessari al proprio business: i consumatori si sentono in difficoltà a dover rilasciare troppi dati personali, soprattutto senza comprendere le logiche che ci sono dietro.

consigli esperienza personalizzata utilizzando i dati

Come riporta Gartner, nel 2020, 8 clienti su 10 non erano disposti a condividere informazioni personali con aziende di cui non si fidano (Fonte disponibile in inglese). I brand devono quindi assicurarsi di utilizzare i dati personali dei propri clienti per raggiungere gli obiettivi prefissati e per soddisfare il proprio pubblico. 

Richiedendo una quantità eccessiva e superflua di dati si rischia di incorrere in molteplici complicazioni. Da una parte il cliente perde la fiducia nei confronti dell’azienda; dall’altra l’azienda rischia di perdere di vista l’obiettivo principale e sprecare inutilmente risorse importanti come quelle finanziarie ma anche la mano d’opera e il tempo. 

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